La storia di Filicudi

L’antica Phoenicusa, Filicudi, deve il nome alle felci, una tipica pianta di quest’area geografica che cresceva e cresce tutt’oggi, abbondante e rigogliosa, nell’isola. La storia delle sette isole dell’arcipelago eoliano ha radici lontanissime. I primi nuclei di popolazioni erano presenti a Filicudi, così come nelle altre sei isole, già dal neolitico superiore, verso il 3.000 a.C. . Gli scavi, abbastanza recenti, effettuati nella località di Capo Graziano, hanno messo in luce una ventina di capanne dalla forma ovale, alcune delle quali con struttura a “spina di pesce”, poste su un promontorio del versante occidentale della montagnola a circa 100 m sopra il livello del mare. E’ deducibile, data la particolare struttura, che queste costruzioni fossero così realizzate per meglio difendersi dai frequenti attacchi e dalle violente incursioni a cui era soggetta l’isola. All’interno delle capanne sono state rinvenute ceramiche di produzione autoctona appartenenti al periodo di Diana, ritrovate anche nella sponda meridionale del porto. Altre ceramiche di stile proto-micenee, ritrovate in prossimità del villaggio di Capo Graziano, ci consentono di capire come il villaggio abbia continuato ad evolversi fino al 1430 a.C., quando, probabilmente, ha cessato di esistere in seguito ad una violenta distruzione. Sul punto più alto di Capo Graziano campeggia, infine, l’antico altare sacrificale di questi antichi popoli. Filicudi sembra rimanere deserta per alcuni secoli a causa dell’arrivo degli Ausoni, popolazione di origine appenninica, per poi essere nuovamente popolata nel periodo greco. La presenza dei Greci sull’isola è data dal ritrovamento di un’iscrizione funeraria a Zucco Grande e dalle tracce di una straordinaria necropoli bizantina sulla dorsale del porto. All’epoca romana, invece, risalgono alcuni relitti marini, oggi visitabili, e i resti di abitazioni ancora oggi riconoscibili sul lato settentrionale del porto.

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